Il territorio

La carcificoltura: un settore tra luci e ombre

Ittiri (Sassari, Centro-Est) è tra le cittadine capofila in Sardegna nella coltivazione del carciofo spinoso sardo. Il nemico peggiore? La siccità

Il territorio si presta ottimamente. E poi negli anni lo sviluppo della "carcioficoltura" intensiva, ovvero la coltivazione del Carciofo spinoso di Sardegna D.O.P., ha visto decollare l'impatto economico di una specialità agricola che ha portato il nome di Ittiri prima nell'intera regione e poi in Italia. Qualche problema, grande, è arrivato sulla spinta della siccità, che ha costretto i produttori a fare quadrato, mettendo in mostra una voglia sempre maggiore di andare avanti su una strada che sembra quella giusta, che è in definitiva, quella della grande specializzazione del prodotto agricolo.

La crisi, che però è ricorrente, ha messo davanti agli agricoltori una diversa visione del settore. Intanto l'idea, che viene avanti delle imprese, di allestire la "verticalizzazione", la trasformazione in loco del prodotto, mettendolo al riparo dagli sbalzi del mercato, ora con troppa richiesta ora con troppo poca. Questo correttivo dovrebbe essere appaiato dalla ricerca di nuovi mercati, senza fermasi a quello regionale, che è forte, per conquistare nuovi consumatori attratti da un prodotto che ha qualità da vendere, ed è il caso proprio di dire. L'unione ad altre realtà regionali che lavorano nel campo dell'orticoltura potrebbe fare da detonatore rispetto alle esigenze di maggiore conoscenza. D'altra parte l'"ecotipo locale", insomma il carciofo della tradizione, si è visto che alla fin fine è il prodotto con la maggiore spinta sugli altri.

Ma in fondo il problema, della Sardegna intera da secoli, è l’acqua, per non far dipendere completamente la carcioficoltura dalle precipitazioni atmosferiche.

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